I segreti della longevità

Quanto può vivere l’uomo?

Una ricetta: alimentazione, genetica e serenità!

La comunità scientifica è tutta più o meno concorde nel ritenere che una vita sana e attiva, una corretta alimentazione e la capacità di non farsi travolgere dallo stress siano gli ingredienti comuni a tutte le storie di longevità. Le statistiche si sprecano. Incrociando migliaia di informazioni i ricercatori hanno scoperto che l’umanità guadagna 13 mesi ogni decennio. Secondo le loro proiezioni i nati nel 2000 hanno buone probabilità di vivere fino a 130 e più anni. Ma il vero “perché” sfugge, e parlare di “vita sana e serenità”… è come dire nulla!

Secondo una recente valutazione del Los Angeles Gerontology Research Group, uno dei gruppi di ricerca sugli anziani più accreditati a livello mondiale, oggi nel mondo ci sarebbero circa 250.000 centenari. Di questi, molti potrebbero superare i 110 anni. Una situazione che ha ispirato una nuova “etichetta demografica”, quella dell’ultracentenario, che, per definizione, ha appunto raggiunto o superato i 110 anni di vita.

È ormai assodato che la longevità ha una componente ereditaria: in molti casi i centenari hanno parenti di età considerevole. Anche il fatto che le donne abbiano, in media, una durata della vita superiore di circa 6 anni a quella dei maschi è stato riferito a fattori genetici. E precisamente alla presenza, nel sesso femminile, di due cromosomi X anziché di un X e un Y. Una conferma indiretta di questa ipotesi viene dall’analisi di una particolare popolazione, quella degli amish: in alcuni maschi è stata trovata una particolarità del cromosoma Y che consentirebbe loro di vivere quanto le donne, se non di più.

Da circa 70 anni è noto che mangiare poco può prolungare la vita, ma non se ne conoscevano le ragioni.

A far luce sulla questione sono stati i ricercatori della Harvard Medical School e del National Institute of Health della Cornell Medical School, che hanno identificato due nuovi geni (SIRT3 e SIRT4) che si attivano quando la cellula è stressata da una carenza di sostanze nutritive. Essi sono in grado di mantenere in salute le cellule agendo sul loro laboratorio interno: i mitocondri. Questi ultimi si rivelano quindi non solo la prima fonte energetica delle cellule, ma anche elementi essenziali per mantenerle in vita e in salute.

In Italia il numero dei centenari cresce costantemente e a ritmo sostenuto. Negli anni ’50, nel nostro Paese gli individui che avevano superato il secolo di vita erano 150, attualmente sono circa 10 mila. E, ciò che conta di più, sono in ottima salute. Lo confermano i dati raccolti dall’associazione 50&Più Fenacom e illustrati in un forum internazionale tenuto nel 2007: il 90% sta bene, il 2,5 “non proprio”, il 7,5% “ha qualche problema”. Il nostro Paese, inoltre, detiene il primato europeo di longevità. Una elevata concentrazione di ultracentenari si trova soprattutto in Sardegna, dove da tempo la comunità scientifica cerca le tracce dell’elisir di lunga vita.

In attesa che gli studi di genetica forniscano risposte sui misteri dell’invecchiamento, molti hanno cercato di identificare altre caratteristiche comuni agli ultracentenari, indipendenti dal DNA. Salta all’occhio come siano tutti particolarmente attivi – fisicamente, mentalmente e socialmente – e autonomi. Fattori la cui importanza è stata anche evidenziata nelle ricerche condotte dall’Istituto Nazionale Ricerca e Cura Anziani: ben un terzo dei soggetti esaminati ha conservato la piena autosufficienza, il buon umore e una vita affettiva serena. Ma, forse, la caratteristica più eclatante che li accomuna è l’amore per la vita, che prendono con filosofia e, spesso, con grande umorismo.

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