Assistenza domiciliare ai malati oncologici

Assistenza domiciliare ai malati oncologici e la sua importanza

Fino alla fine degli anni Settanta, il malato oncologico in stato avanzato veniva seguito unicamente in ambiente ospedaliero; più avanti, il ricorso alla reperibilità telefonica dei medici è stato certamente il primo passo verso il traguardo della globalità dell’intervento assistenziale.

Ormai da lungo tempo si studia, si parla, ci si interroga sulla morte. Da meno tempo, invece, è ritornata imperiosa l’esigenza di conferire a questo passaggio attenzione e tempo: di gesti, di cure, di lenimenti, di simboli e saluti. Ed è in quest’ottica, nel corso di questo dibattito, che si è rivalutata la possibilità di lasciar morire le persone a casa propria, circondate da chi ha voluto loro bene.
 La realtà sanitaria italiana attuale mostra una percentuale di decessi a domicilio tra i pazienti saldamente stabilizzata nell’ordine dell’85%.

Il progetto di offrire assistenza domiciliare alle persone malate di cancro in fase avanzata è nato da un’attenta analisi dei problemi legati alla malattia oncologica terminale e al suo impatto umano, oltre che medico. Partendo dalla certezza dell’inguaribilità e della prognosi negativa a breve termine, la ricerca della qualità dell’intervento ha assunto sempre maggiore importanza divenendo prioritaria rispetto al criterio quantitativo: si è compreso il limite implicito nel perseguire a qualunque costo, fisico, psichico e morale, la sopravvivenza del paziente. Prendersi cura della persona, prima ancora che del malato, e dei suoi sintomi; privilegiare la qualità della sua vita nei giorni della sofferenza, preparando lui e i suoi familiari a una quanto più possibile serena accettazione dell’ineluttabilità di quell’evento naturale che è la morte, sono diventati, nella professione dell’operatore sanitario al domicilio, un dovere e un obiettivo per ottimizzare il proprio lavoro.

Non bisogna dimenticare che il malato terminale soffre anche di stanchezza, ansia, paura, depressione e isolamento che accompagnano e spesso aumentano il dolore. La necessità di soddisfare adeguatamente le sue esigenze legittime, tramite l’assistenza domiciliare, non ha comunque fatto dimenticare, l’obbligo a un controllo altrettanto attento della qualità delle cure. Da un lato, pertanto, è stata approfondita e affinata la capacità dei vari componenti dell’équipe assistenziale (medico, infermiere, psicologo, assistente sociale e volontario) di agire in modo coordinato, sinergico e tempestivo.

Alcuni autori hanno definito il campo d’azione delle cure palliative “una medicina non per aiutare a morire, ma una medicina per l’uomo”. Anche quando molti medici arrivano alla conclusione che “non c’è più nulla da fare”, è importante garantire a chi ci sta lasciando di abbandonare la vita con meno dolore e meno paura possibili: perché affetto e cure aiutano chi muore e chi rimane a mantenere alto il senso della dignità umana.

Uno studio dell’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano ha mostrato i benefici che lo stare a casa propria comporta: per il malato che lo desidera, essere circondato da persone e cose dotate di grande valore affettivo, può divenire così determinante da ridurre non solo i sentimenti di ansia e depressione, ma anche la sofferenza fisica. In altre parole, un paziente, curato in casa oppure in strutture ospedaliere con le stesse terapie analgesiche, soffre mediamente di meno se è inserito nel suo ambiente naturale.

Un ulteriore argomento a favore della strategia della cura a domicilio è rappresentato dal coinvolgimento e dal supporto dei familiari nel difficile compito dell’assistenza al loro malato. Ogni persona vive la malattia in modo assolutamente unico, a seconda della sua storia, ma anche del contesto in cui vive. L’inserimento del gruppo di assistenza domiciliare all’interno delle relazioni familiari implica la necessità di individuare il membro della famiglia che più si adatta al ruolo di referente, collaboratore e “leader” nella gestione dei bisogni quotidiani del malato.

Andare a casa del paziente, ascoltarlo e coinvolgere i familiari richiede agli operatori sanitari la capacità di accogliere e, se possibile, rispondere a problematiche sempre nuove e spesso molto complesse e delicate. La capacità di stabilire una giusta risonanza emotiva col paziente e i familiari, la possibilità di valutare la natura dei rapporti umani all’interno della famiglia e di restaurarli quando compromessi, il concentrarsi sulla qualità di vita del paziente, considerando il malato e la sua famiglia come un’unità di cura, forniscono ai componenti dell’équipe di assistenza domiciliare la grande opportunità, altrimenti irrealizzabile, di recuperare il senso profondo della medicina come scienza e arte per la salute psicofisica dell’essere umano.

Un programma assistenziale, come quello attuato dagli assistenti di Sostegno Famiglia, necessita di obiettivi specifici e generali. Tra i primi vi sono: assistere il malato e la famiglia, coordinare il programma di assistenza, integrare i servizi esistenti, ridurre il numero e la durata dei ricoveri in luoghi di degenza per malati acuti, diffondere la filosofia delle cure palliative.
Per quanto riguarda gli obiettivi specifici per il malato, vi sono il controllo del dolore e degli altri sintomi, il supporto psicologico, la riabilitazione e l’assistenza sociale; per quanto concerne invece la famiglia, gli obiettivi consistono nel supporto psicologico e socio-economico, nell’integrazione all’interno del gruppo di assistenza domiciliare e nell’assistenza al lutto.

Per tutte queste attività, direttamente collegate al benessere del paziente, Sostegno Famiglia si affida a personale altamente specializzato per far fronte alle esigenze e personalizzando il servizio. Se vuoi avere informazioni sui servizi di Sostegno Famiglia contattaci senza impegno al numero 0429 1703330 o scrivere una mail a info@sostegnofamiglia.com. Siamo presenti in tutta Italia con le nostre sedi. Saremo lieti di rispondere ad una tua domanda.

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